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Rovigo: le mie 10 domande ad Antonio Brancalion


Viso_BrancalionAntonio Brancalion
nasce a Rovigo il 5 febbraio 1976.

Grazie alle sue doti tecniche e alla forte determinazione è diventato un grande campione nella boxe, a livello internazionale.

Oggi cercheremo di conoscerlo meglio grazie a 10 domande che ci sveleranno degli aspetti inediti della sua vita da pugile.

I suoi titoli:

EBU-EU (European Union) Light Heavyweight Title (2007-08)

– Italian Light Heavyweight Title (2005)

IBF International Light Heavyweight Title (2004-05)

– Italian Super Middleweight Title (2001-02)

Pronti si parte!

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1) Come hai iniziato a praticare pugilato?

Ho iniziato a boxare all’età di 13 anni, dopo aver provato altri sport come il calcio e la pallacanestro che non riuscirono ad appassionarmi più di tanto. Probabilmente non ero fatto per gli sport di squadra, io cercavo qualcosa che potesse meglio rappresentare la mia individualità. Volevo eccellere in qualcosa, essere conosciuto e apprezzato per le mie caratteristiche, contando solo su me stesso. Ricordo che quando iniziai ad incrociare i guantoni, mio fratello Carlo, più vecchio di me di tre anni, già faceva il pugile e presto si instaurò tra di noi una certa competizione per chi sarebbe divenuto il migliore. Per me arrivare ad essere il migliore era l’unica cosa che contava tanto che feci del mio motto: Nel pugilato non è importante partecipare ma vincere!”.

2) Cos’è per te la boxe?

Penso che alcuni sport come la boxe e la scherma non siano soltanto dei semplici sport ma vere e proprie forme d’arte. Io vedo nella boxe la massima forma d’arte e ritengo che il pugile sia alla stregua di un artista. La boxe mi ha insegnato tanto, ho capito che la vita è come un ring, i colpi arrivano sotto il nome di difficoltà e come si fa sul ring bisogna sempre incassare e rialzarsi finchè il match non è finito.

3) In cosa consisteva il tuo allenamento in preparazione ad un incontro?

Innanzitutto l’allenamento variava in funzione del tipo di incontro che dovevo sostenere. In ogni caso la prima fase consisteva sempre nella pianificazione, senza una buona pianificazione non si possono raggiungere grandi risultati e soprattutto non si vincono i titoli, perchè nulla deve essere lasciato al caso, specie se si ambisce ad essere il migliore. Diciamo che mi preparavo in base all’importanza dell’evento: per un titolo europeo almeno 6 mesi, per un titolo italiano almeno 4 mesi.

10421557_1506788139596679_4969104086635958709_nUna volta pianificato il tutto si iniziava con i singoli allenamenti. La mia settimana si suddivideva in 13 allenamenti in totale: due allenamenti al giorno (mattino e pomeriggio) dal lunedì al sabato mentre la domenica mi allenavo solo alla mattina.

A quelli che mi chiedevano ma non ti alleni troppo, ho sempre risposto che un campione si deve allenare così, punto!

La mia preparazione sarebbe servita per portarmi a sostenere 12 round alla perfezione, nella mia massima forma.

Inizialmente l’obbiettivo degli allenamenti sarebbe stato quello di portarmi a sostenere 6 round nella massima forma, seguiva un periodo di riposo di una settimana che serviva per recuperare dallo stress psico-fisico. Successivamente riprendevo gli allenamenti aumentando l’intensità e gradualmente i round fino ad arrivare a sostenere 36 round di 3 minuti ciascuno.

Questo mi avrebbe permesso di essere sicuro al 110% di riuscire a condurre in modo ottimale i 12 round ufficiali del match che stavo preparando.

4) Puoi farci un esempio di una classica giornata di allenamento?

Per dare un’idea della mia giornata posso dire che si svolgeva con il primo allenamento alle ore 6.00 del mattino. Sempre affiancato dal mio preparatore atletico iniziavo con un riscaldamento e poi si passava a fare gli scatti in pista sui 100, 200 e 400 metri (a volte anche 800 metri) per finire poi con 2,4 o 3,6 km di corsa. L’allenamento del mattino terminava alle ore 8.00.

Tornavo quindi a casa stremato, pranzavo e mi riposavo in attesa dell’allenamento del pomeriggio.

10849782_1508307799444713_1849400304369985168_nOre 16.00 seconda sessione: figure (tirare colpi ai colpitori) seguiti da guanti con sparring partner che fosse adeguato alle mie caratteristiche. Si boxava per 10 riprese da 3 minuti ciascuna. Terminato lo sparring seguiva un circuit training costituito da minimo 12 stazioni, in cui dovevo alternare esercizi a corpo libero ad esercizi con piccoli pesi.

Terminavo il mio allenamento pomeridiano con delle ripetute al sacco eseguendo combinazioni per stimolare la velocità o la  resistenza.

Finito l’allenamento facevo sempre dello stretching.

5) Nei tuoi allenamenti utilizzavi anche dei pesi?

Sì ma mai pesanti, per le mie caratteristiche fisiche era più importante non aumentare troppo la massa muscolare per non perdere velocità. Il mio Circuit Training poteva essere del tipo:

– flessioni (piegamenti) sulle braccia,

– saltare in modo alternato a dx e sx con i piedi uniti sulla panca,

– addominali con alzate delle gambe alla spalliera,

– diretti con manubri da 3kg,

– capriole avanti e indietro,

– crunch

– twist con bilanciere,

– montanti con 3 kg,

– corsa sul posto,

– lancio della palla medica sul muro

– ganci con manubri 3 kg

– saltare la corda

– pugni a vuoto

A volte l’allenamento invece del circuito poteva prevedere il cosiddetto Power Training ovvero uno speciale allenamento volto ad aumentare la potenza esplosiva e la velocità. Un esempio di Power Training poteva essere:

3 secondi di lavoro + 27 secondi di recupero

Nei 3 secondi di lavoro potevo tirare ad esempio pugni diretti con manubri in mano da 3 kg per più serie.

6) Che tipo di alimentazione seguivi durante la preparazione di un incontro?

La dieta a zona di Barry Sears, nelle proporzioni 40-30-30, alimentazione che seguo tutt’ora.

Il mio peso in gara era di 78 Kg, al momento peso 80 Kg per 185 cm.

La mia alimentazione prevedeva cinque pasti giornalieri: colazione, spuntino di metà mattina, pranzo, spuntino pomeridiano e cena. Il sabato poteva essere il mio giorno di sgarro e quando sentivo che il corpo me lo richiedeva mangiavo quello che desideravo: pasta col ragù, pizza, gelato, ecc. Penso che bisogna imparare ad ascoltare il proprio corpo, ogni tanto lo sgarro aiuta specie per gratificare la mente, è una sorta di premio che arriva dopo una settimana di fatiche.

La mia alimentazione di tipo dieta a zona rimaneva invariata per tutta la durata degli allenamenti e anche il giorno della gara. Uscivo dalla zona solo un’ora prima del match dove consumavo un piatto di riso in bianco condito con un cucchiaio di olio d’oliva extravergine, senza proteine, in modo da avere le energie necessarie.

Inoltre completavo la mia alimentazione con l’integrazione di vitamine del gruppo B e C, a volte utilizzavo gli amminoacidi ramificati (BCAA) e delle proteine in polvere. Durante gli allenamenti non mancavano degli integratori salini o di minerali.

7) Cosa pensavi prima di salire sul ring, hai mai avuto paura ed infine come riuscivi a rilassarti prima di un incontro?

1470121_1491696064439220_3174657745853362293_nPrima di salire sul ring pensavo che “VOLEVO VINCERE, nessun’altra opzione era contemplata.

La paura c’era sempre ma durava poco, penso addirittura che sia necessaria per vincere. La paura ci rende esseri umani, senza la paura saremmo macchine.

Diciamo che la mia paura in realtà era più un senso di timore di cadere al tappeto ma grazie a questo timore ero poi in grado di fare il mio match al meglio. Penso che la paura inoltre sia parte inscindibile di qualsiasi sport di contatto. E’ compito dell’atleta riuscire a dominarla.

Io prima di un incontro non amavo rimanere da solo nello spogliatoio, non volevo rimanere solo con pensieri negativi, preferivo attorniarmi di gente, ridere e scherzare per allontanare ogni negatività, io sono fatto così.

8) Cosa ne pensi del sesso durante la preparazione di un incontro? E la sera prima del match?

Il sesso durante la preparazione è molto importante essendo anch’esso un componente fondamentale della vita di un uomo, permette di scaricare la tensione, di rilassarsi di vivere le proprie emozioni. Io ho fatto sesso il pomeriggio del giorno di un match importante, quando l’incontro era la sera ed ho vinto. Come avviene per l’alimentazione il corpo ha bisogno di essere soddisfatto e solo in questo modo anche la testa ne risente positivamente.

9) Cosa si prova a vincere un titolo europeo?

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E’ stato il momento più bello della mia vita dal punto di vista sportivo. Era dal 1949 con Guido Ferracin che il titolo non arrivava a Rovigo, per cui è stata un’emozione indescrivibile quando conquistai il titolo nel 2007. Inoltre fino a quel momento Rovigo era conosciuta solo per il Rugby, finalmente io ero riuscito a fare apprezzare la mia città anche per la Boxe a livello europeo.

10) Muhammad Alì o Mike Tyson?

Muhammad Alì tutta la vita! Per me ha riscritto il pugilato, è il migliore di sempre insieme a Ray Sugar Leonard i miei due idoli. Mi hanno sempre affascinato per la loro velocità di gambe che nella boxe è tutto e per la rapidità nell’esecuzione dei colpi.

Penso che l’incontro di Alì con Foreman a Kinshasa sia stato l’evento del pugilato in cui è stato toccato l’apice Mondiale.

Bene le 10 domande sono terminate ma gioco il jolly, cosa stai facendo al momento?

Ho in progetto di aprire una palestra tutta mia, non la solita palestra ma una vera e propria Accademia del Pugilato e spero che questo sogno possa realizzarsi al più presto.

Rispetto a quando facevo il pugile agonista, fare l’allenatore è di sicuro molto più faticoso poichè mentre l’atleta finisce l’allenamento con una doccia, l’allenatore invece non finisce mai: deve pensare a tutto, alla programmazione degli allenamenti, allo stato dei suoi pugili, alla loro forma fisica, allo stato mentale per ricominciare il prossimo allenamento.

Sono orgoglioso di essere stato un pugile professionista ma sono altrettanto orgoglioso di fare l’allenatore.

Penso che come avviene in natura anche la vita abbia le sue stagioni e per me è iniziata la stagione in cui voglio tramandare quello che la boxe mi ha insegnato con tutti i suoi valori. Spero che presto potremmo avere altri campioni in grado di farci conoscere a livello internazionale.

THE END

Ringrazio Antonio Brancalion per questa intervista dove ha rivelato particolari della sua vita da pugile che non erano mai stati trattati prima.

Mi auguro che l’esperienza di Antonio possa essere da esempio per molti giovani e che possano seguire le sue orme con lo stesso impegno e rispetto per la nobile arte della boxe.

Arrivederci Campione, alla prossima!

Daniele Bertaggia Personal Trainer

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Riguardo Daniele Bertaggia

La mia missione è quella di diventare un punto di riferimento per le persone che intendono mettersi in forma nel rispetto della salute: per coloro che desiderano semplicemente perdere peso, per gli sportivi che vogliano migliorare le performance nello sport che praticano, per tutte le persone che vogliono migliorare le proprie condizioni psico-fisiche in modo assolutamente naturale.

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